Vi immaginate se oggi se la legge ci impedisse di ballare? Non stiamo qui a fare strane supposizioni fantascientifiche perché, quasi ottant’anni fa, con l’ingresso dell’Italia in guerra, una legge decretò proprio questo divieto.

Era il 10 giugno del 1940 quando, dal balcone di piazza Venezia a Roma, Benito Mussolini annunciò la celebre dichiarazione di guerra, dopo diversi mesi di incertezza operativa dovuta da una parte dall’amicizia con Hitler, dall’altra dall’impulso a rinnegarne l’alleanza, e poi ancora l’evidente impreparazione militare italiana, ma anche il desiderio di vittoria sul campo di battaglia. La scelta ricadde sulla volontà di entrare – e diventare protagonisti – di una delle più grandi tragedie a cui la Storia abbia mai assistito: La Seconda Guerra Mondiale.

E proprio a seguito di quel 10 giugno, su tutto il territorio nazionale, scattarono molti divieti che limitarono fortemente la libertà delle persone. Tra questi, infatti, troviamo proprio quel divieto di ballare in pubblico accennato poc’anzi, oltre alla chiusura dei locali notturni, per non parlare del divieto di ascoltare musica americana (soprattutto lo swing e il jazz), per non parlare di tutto il comparto artistico prodotto, eseguito e composto dagli ebrei. Ad essere proibite non furono solo le produzioni d’oltreoceano, ma anche quelle nazionali che potevano inneggiare messaggi diversi da quelli sui quali il Duce stava costruendo il proprio consenso. Tra le più “colpite” da questa censura, troviamo certamente Caterinetta, Giuditta e Sandra Leschan, meglio note come il Trio Lescano, tre sorelle olandesi che approdarono in Italia conquistandola con il loro indiscusso talento. Un trio inedito e una straordinaria vocalità: le tre ragazze riscossero grande successo in Italia benché scomparvero in un lampo negli anni delle leggi razziali dal momento che, in parte, erano ebree. Furono accusate di spionaggio perché cantando “Tuli-pan” (cover di un successo americano, Tulip-time), sembrava che mandassero messaggi in codice al nemico.

Ma torniamo indietro di qualche anno, quando le tre sorelle giunsero a Torino e conobbero il maestro Carlo Alberto Prato, pianista, compositore e direttore d’orchestra italiano, nonché curatore di un programma musicale della sede torinese dell’EIAR. Prato riconobbe le potenzialità di queste giovani donne, e lavorò sull’individuazione della giusta tonalità di voce di ognuna, insegnando loro il canto armonizzato. Sono gli anni, questi, in cui si inizia a imitare lo swing, traducendolo in un mix di suoni italiani e ritmi americani. Tra le onde radiofoniche inizia a diffondersi la voce di questo trio che a poco a poco conquista sempre di più il cuore degli ascoltatori. Parliamo di voce e non di voci perché il trio canta proprio come coro che procede perfettamente all’unisono, quasi a dare l’impressione di essere una persona sola, tant’è vero che ben presto iniziarono ad essere richiestissime dai solisti che volevano impreziosire i loro ritornelli.

Uno dei pezzi di maggior successo è certamente “Ma le gambe”, interpretata da Enzo Aita con l’arrangiamento orchestrale di Pippo Barzizza, una canzone che inneggia alla donna tutta, nella sua fisicità. Ma ben presto le cose cambiarono. L’articolo 1 di una legge emessa nel 1942 (derivante dalle leggi raziali), condanna i cittadini ebrei al divieto di qualsiasi manifestazione artistica. Dal Teatro alla Danza, dalle canzoni al ballo: non poteva essere diffuso, praticato o espresso brano di compositore ebreo, né musica americana soprattutto lo swing e il jazz. Bisognava favorire non solo il prodotto italiano, ma l’industria discografica nazionale.

Le Lescano, però, erano ebree solo da parte di madre, pertanto furono considerate di razza “mista non ebrea”, categorizzazione che evitò loro le persecuzioni che invece subirono gli artisti di pura razza ebraica. In realtà, ben presto, la censura colpì fortemente anche loro, in particolar modo perché si pensava che nelle loro canzoni fossero nascosti messaggi da decifrare per il nemico.

Oggi, a quasi ottant’anni dalla scelta di Mussolini di entrare in guerra, vogliamo ricordare questo splendido trio oltre al fatto che la libertà di ballare, e in particolar modo di ballare lo swing, è un bene prezioso che a molti venne negato.